venerdì 7 novembre 2008

Investigazioni portatili: il nuovo aspirante

Nota curiosa riguardo la promozione di Unsolved Crimes (citato post dietro) che si avvale della collaborazione di una compagnia specializzata nell’intrattenimento interattivo (Murderparty), nel caso specifico di rappresentazioni teatrali dove lo spettatore partecipa attivamente ai casi polizieschi narrati. Durante lo spettacolo proposto in questi giorni a Roma (Teatro Agorà, 4 al 30 novembre) sarà messa in palio una copia del gioco di Empire Interactive.




Accenni su Unsolved Crimes
L’accostamento fra i due "eventi" è appropriato trattandosi di un'avventura grafica in cui il giocatore veste i panni di un detective della omicidi che dovrà risolvere i casi attraverso la raccolta e l’esame di materiale utile all’indagine. Fondamentalmente bisogna trovare le risposte a dei quesiti che daranno la possibilità, man mano che vengono proposti e risolti, di far luce su otto casi basati su classici episodi gialli. Nel complesso sembra un genere d’intrattenimento senza pretese molto lontano dal tipo di coinvolgimento generato da un’interpretazione più profonda come ad esempio un Phoenix Wright, ma non per questo meno degna di attenzione. Possiede una semplicità che fa dell’arte investigativa il punto focale a discapito di un’empatia che viene meno di conseguenza; una condizione che fa molto Settimana Enigmistica digitale, analogia aiutata anche da un'interfaccia dove compare un taccuino degli appunti degno di una fruizione cartacea.

In generale
Sono in tanti a sognare di vestire i panni di un detective della omicidi o similia. A dimostrarlo c’è l’enorme successo di tutta una serie di fiction televisive che raccontano di figure investigative realmente esistenti, dalle più blasonate statunitensi a quelle nostrane, anche se è raro poterlo fare dentro dei capi videoludici considerando la carenza di materiale dedicato. I motivi sono diversi, perlopiù imputabili ad una difficoltà oggettiva nella rappresentazione di uno schema che per funzionare richiede una perfetta sincronia fra protagonisti e situazioni: in pratica un buon montaggio e delle buone - quanto spesso limitate - inquadrature. È normale che quando ad impersonare uno di loro viene chiamato un utente qualsiasi la formula inizi a scricchiolare dando vita ad un prodotto meno appetibile di quanto ci si aspetti. Per porre rimedio ai limiti di un utilizzo videoludico imprevedibile, sono nati degli ibridi come ad esempio i capitoli del Phoenix Wrigth che hanno optato per delle azioni telecomandate (c’è solo un solo modo per completare le indagini e il processo) mascherate dietro una trama interessante e un sistema decisionale confinato entro determinati limiti di spazio e di tempo (azioni circoscritte e immediate). In pratica si annulla una libertà che avrebbe messo in difficoltà un utente incapace di trovare il bandolo con a disposizione matasse diverse o peggio la possibilità di svolgerla tutta d’un colpo. Pare che anche Unsolved Crimes “telecomandi” le situazioni, però senza nascondere la sua natura di "gioco enigmistico" dove a contare sono i fatti nudi e crudi senza fronzoli di sorta. Si tratta della stessa differenza che passa fra il videogioco Trauma Center e l’allegro dottore venduto in scatola: se nel primo si prova un coinvolgimento personale regalato dal contorno, nel secondo si tratta "solo" di vincere, di raccogliere i pezzi, di completare uno schema per il solo gusto di riempire (svuotare) gli spazi.
Per un eventuale "globale" ci si risente più avanti sperando di trovare una qualità dei casi che non si dimostri carente proprio in questo frangente: anche perché dopo quanto detto si parla dell’elemento principale e più importante.

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