by VicRattlehead
Titolo indie basato sulla mitologia norrena dall’impostazione hack ’n’ slash senza la
parte ruolistica ma dotato comunque di elementi di progressione e potenziamento,
pubblicato un annetto abbondante fa e successivamente aggiornato con nuovi
contenuti alla Valhalla Edition che è quella pubblicata in formato scatolato
per PS4 da Limited Run Games che è la versione da me giocata. Il gioco si
presenta con un comparto grafico piuttosto d’impatto ma appena si prende il pad
alla mano ci si rende presto conto che qualcosa non va: i livelli sono poco
impegnativi e sembrano quasi un riempitivo, mentre le boss battle con i Jotun
(Titani) che fungono da fulcro del gioco sono delle estenuanti maratone di
troppi punti vita da depennare rese inutilmente allungate da morti “cheap”
dovute all’eccesiva lentezza della protagonista e dal suo eccessivo tempo di
carica del colpo potente, durante il quale la nostra Thora (questo il suo nome)
arriva a fermarsi completamente per 2-3 secondi.
La fine la si raggiunge ugualmente e l’esperienza generale risulta
comunque per lo meno discreta ma rimane il retrogusto amaro dell’aver giocato
un titolo in cui se gli sviluppatori avessero curato la sostanza tanto quanto
la forma sicuramente si avrebbe avuto un’esperienza decisamente più memorabile.
Ancora titolo indie basato mitologia norrena ma questa volta
giocato su Steam e si tratta di un titolo recentissimo visto che è uscito un
mese e mezzo fa circa; Wartile è un gioco in cui la storia a tema “miti
nordici” è ricreata in diorami all’interno dei quali si controllano delle
miniature da spostare tra caselle esagonali in tempo reale; la caratteristica
principale del gioco è che avviene per l’appunto tutto in tempo reale ma allo
stesso tempo tutte le mosse hanno dei cooldown che costringono ad usare un
minimo di tattica, ulteriormente ampliato da alcuni elementi di strategia
“basilare” (i vantaggi dell’attacco alle spalle e dell’attacco dal punto
rialzato) e dall’uso di poteri ed effetti bonus vincolati dall’uso di carte
giocabili spendendo punti ottenibili in battaglia uccidendo nemici o
raggiungendo checkpoint. Non manca il solito loot e la possibilità di
collezionare miniature dalle caratteristiche diverse (guerriero standard,
lanciere, arciere e guerriero “tank”).
Il tutto funziona bene dal punto di vista delle meccaniche
ed è presentato bene pure dal punto di vista della “confezione”, andando a
porre come principale difetto la brevità della campagna –appena undici scenari-
allungabile unicamente dalla possibilità di rigiocare gli scenari con un
livello di difficoltà più alto, utile per sbloccare carte extra od ottenere
equip più potenti.
Purtroppo il sottoscritto ha le capacità strategiche di una
pigna e verso la fine ho brutalmente ragequittato dopo aver speso troppi tentativi
a superare uno degli ultimi livelli piuttosto sbilanciati nei confronti del
giocatore che finiscono peraltro a mettere in evidenza alcune criticità del
gioco come il problema di pathfinding della IA amica e la mancanza di un’opzione
per modificare la difficoltà. A parte segnalo inoltre che ci sono problemi di crash
quando si cambia risoluzione ma presumo che la cosa verrà fixata via patch.
Rimane un buon titolo ma dovete vedere se fa per voi.
Platform dal taglio action degli Arcade Distillery, quelli
che un paio di anni fa erano riusciti a farsi finanziare con successo su
Kickstarter Plague Road (che ho ma devo ancora giocare): trattasi di un gioco
in stile Mega Man pubblicato su varie piattaforme e da me giocato su PSVita
(ancora tramite pubblicazione della già citata LRG), realizzato con lo stile
grafico quantomeno bizzarro e costituito da sedici livelli in tutto. Mecho
Tales si chiama così perché al suo interno ci sono praticamente due storie con
due protagonisti diversi (anche se dal punto di vista delle meccaniche non
cambia nulla) che il game designer Luc Bernard ha realizzato nell’universo da
lui creato chiamato Mecho Wars e su cui ha basato titoli come Desert Ashes e
Eternity’s Child di cui alcuni capitoli hanno ricevuto la distribuzione su
Steam e in qualche caso anche su console.
Il nocciolo del gioco sta nel fatto che con lo stick
sinistro si muove il personaggio e con quello destro si direziona lo sparo che però
non avviene in maniera diretta ma tramite un drone: ovviamente quest’ultimo si
limita a seguire il protagonista ed il risultato è che si è così costretti ad
esporcisi ai pericoli generando morti a profusione ampliati da un level
design ai limiti dell’osceno e da pericoli
insta-kill; a peggiorare la situazione ci pensa anche il fatto che quando si
passa vicino ad un muro od un dislivello il drone passa attraverso i muri ma il
suo sparo no con il risultato che occasionalmente si rischia di rimanere senza “fuoco
protettivo” e bisogna riposizionarsi di continuo per evitare di morire
anzitempo. Come ciliegina sulla torta c’è da segnalare come uno dei livelli più
brutti presenti in tutto il gioco sia stato inspiegabilmente piazzato come
livello iniziale e quasi spinge il giocatore a desistere a gioco appena avviato
data la sua pessima combinazione di eccessiva lunghezza e scarsità di
checkpoint.
Un completo disastro sotto qualsiasi punto di vista,
decisamente sconsigliato.
Eternity's Child: gioco giocato di Steam che metto in calce a questo post perchè si tratta di un titolo correlato al sopracitato Mecho Tales come non a caso riportato nell'apposito testo; mentre giocavo quest'ultimo ho cercato per tutto il tempo di fare mente locale dov'è che quello stile grafico lo avessi già visto e alla fine sono riuscito a ricollegarlo a questo action/platform pubblicato originariamente addirittura nel 2008 e che negli anni passati aveva avuto una certa diffusione per l'essere stato incluso in alcuni bundle quando ancora non erano inflazionati come oggi.
RispondiEliminaIl game designer è lo stesso ed è il medesimo non solo lo stile grafico ma anche il gameplay, semplicemente c'è un secondo personaggio al posto del drone dell'altro gioco; questo vecchio capitolo risulta però più giocabile, merito principalmente dei livelli decisamente più larghi e strutturati che rendono il deambulamento del giocatore più scorrevole, nonostante il controllo risulti più "floaty" -specialmente in fase di salto- e i trampolini "alla Sonic" hanno fisica e orientamento un po' da rivedere -non a caso in Mecho Tales sono spariti-.
Questo capitolo conta di una ventina di livelli che formano un'esperienza di gioco anche più lunga di quella dei due racconti di Mecho Tales e con il tempo avrebbe dovuto venir affiancato da altre due storie pubblicate come aggiornamenti gratuiti ma che invece non si sono mai concretizzate ((hmm..).
Come titolo del 2008 non è neanche malvagio, è invecchiato un po' male -soprattutto le animazioni- ma resta comunque giocabile anche se proibabilmente consiglierei comunque di sopressedere e rivolgere lo sguardo a titoli più rifiniti. È abbastanza spiazzante come Mecho Tales segni per certi versi addirittura un'involuzione rispetto a questo esordio, specialmente considerando che è uscito a distanza di nove anni.