mercoledì 4 aprile 2018

[L'angolo di Vic] Jotun, Wartile, Mecho Tales

by VicRattlehead


Titolo indie basato sulla mitologia norrena  dall’impostazione hack ’n’ slash senza la parte ruolistica ma dotato comunque di elementi di progressione e potenziamento, pubblicato un annetto abbondante fa e successivamente aggiornato con nuovi contenuti alla Valhalla Edition che è quella pubblicata in formato scatolato per PS4 da Limited Run Games che è la versione da me giocata. Il gioco si presenta con un comparto grafico piuttosto d’impatto ma appena si prende il pad alla mano ci si rende presto conto che qualcosa non va: i livelli sono poco impegnativi e sembrano quasi un riempitivo, mentre le boss battle con i Jotun (Titani) che fungono da fulcro del gioco sono delle estenuanti maratone di troppi punti vita da depennare rese inutilmente allungate da morti “cheap” dovute all’eccesiva lentezza della protagonista e dal suo eccessivo tempo di carica del colpo potente, durante il quale la nostra Thora (questo il suo nome) arriva a fermarsi completamente per 2-3 secondi.
La fine la si raggiunge ugualmente e l’esperienza generale risulta comunque per lo meno discreta ma rimane il retrogusto amaro dell’aver giocato un titolo in cui se gli sviluppatori avessero curato la sostanza tanto quanto la forma sicuramente si avrebbe avuto un’esperienza decisamente più memorabile.



Ancora titolo indie basato mitologia norrena ma questa volta giocato su Steam e si tratta di un titolo recentissimo visto che è uscito un mese e mezzo fa circa; Wartile è un gioco in cui la storia a tema “miti nordici” è ricreata in diorami all’interno dei quali si controllano delle miniature da spostare tra caselle esagonali in tempo reale; la caratteristica principale del gioco è che avviene per l’appunto tutto in tempo reale ma allo stesso tempo tutte le mosse hanno dei cooldown che costringono ad usare un minimo di tattica, ulteriormente ampliato da alcuni elementi di strategia “basilare” (i vantaggi dell’attacco alle spalle e dell’attacco dal punto rialzato) e dall’uso di poteri ed effetti bonus vincolati dall’uso di carte giocabili spendendo punti ottenibili in battaglia uccidendo nemici o raggiungendo checkpoint. Non manca il solito loot e la possibilità di collezionare miniature dalle caratteristiche diverse (guerriero standard, lanciere, arciere e guerriero “tank”).
Il tutto funziona bene dal punto di vista delle meccaniche ed è presentato bene pure dal punto di vista della “confezione”, andando a porre come principale difetto la brevità della campagna –appena undici scenari- allungabile unicamente dalla possibilità di rigiocare gli scenari con un livello di difficoltà più alto, utile per sbloccare carte extra od ottenere equip più potenti.
Purtroppo il sottoscritto ha le capacità strategiche di una pigna e verso la fine ho brutalmente ragequittato dopo aver speso troppi tentativi a superare uno degli ultimi livelli piuttosto sbilanciati nei confronti del giocatore che finiscono peraltro a mettere in evidenza alcune criticità del gioco come il problema di pathfinding della IA amica e la mancanza di un’opzione per modificare la difficoltà. A parte segnalo inoltre che ci sono problemi di crash quando si cambia risoluzione ma presumo che la cosa verrà fixata via patch.
Rimane un buon titolo ma dovete vedere se fa per voi.



Platform dal taglio action degli Arcade Distillery, quelli che un paio di anni fa erano riusciti a farsi finanziare con successo su Kickstarter Plague Road (che ho ma devo ancora giocare): trattasi di un gioco in stile Mega Man pubblicato su varie piattaforme e da me giocato su PSVita (ancora tramite pubblicazione della già citata LRG), realizzato con lo stile grafico quantomeno bizzarro e costituito da sedici livelli in tutto. Mecho Tales si chiama così perché al suo interno ci sono praticamente due storie con due protagonisti diversi (anche se dal punto di vista delle meccaniche non cambia nulla) che il game designer Luc Bernard ha realizzato nell’universo da lui creato chiamato Mecho Wars e su cui ha basato titoli come Desert Ashes e Eternity’s Child di cui alcuni capitoli hanno ricevuto la distribuzione su Steam e in qualche caso anche su console.
Il nocciolo del gioco sta nel fatto che con lo stick sinistro si muove il personaggio e con quello destro si direziona lo sparo che però non avviene in maniera diretta ma tramite un drone: ovviamente quest’ultimo si limita a seguire il protagonista ed il risultato è che si è così costretti ad esporcisi ai pericoli generando morti a profusione ampliati da un level design  ai limiti dell’osceno e da pericoli insta-kill; a peggiorare la situazione ci pensa anche il fatto che quando si passa vicino ad un muro od un dislivello il drone passa attraverso i muri ma il suo sparo no con il risultato che occasionalmente si rischia di rimanere senza “fuoco protettivo” e bisogna riposizionarsi di continuo per evitare di morire anzitempo. Come ciliegina sulla torta c’è da segnalare come uno dei livelli più brutti presenti in tutto il gioco sia stato inspiegabilmente piazzato come livello iniziale e quasi spinge il giocatore a desistere a gioco appena avviato data la sua pessima combinazione di eccessiva lunghezza e scarsità di checkpoint.
Un completo disastro sotto qualsiasi punto di vista, decisamente sconsigliato.


1 commento:

  1. Eternity's Child: gioco giocato di Steam che metto in calce a questo post perchè si tratta di un titolo correlato al sopracitato Mecho Tales come non a caso riportato nell'apposito testo; mentre giocavo quest'ultimo ho cercato per tutto il tempo di fare mente locale dov'è che quello stile grafico lo avessi già visto e alla fine sono riuscito a ricollegarlo a questo action/platform pubblicato originariamente addirittura nel 2008 e che negli anni passati aveva avuto una certa diffusione per l'essere stato incluso in alcuni bundle quando ancora non erano inflazionati come oggi.
    Il game designer è lo stesso ed è il medesimo non solo lo stile grafico ma anche il gameplay, semplicemente c'è un secondo personaggio al posto del drone dell'altro gioco; questo vecchio capitolo risulta però più giocabile, merito principalmente dei livelli decisamente più larghi e strutturati che rendono il deambulamento del giocatore più scorrevole, nonostante il controllo risulti più "floaty" -specialmente in fase di salto- e i trampolini "alla Sonic" hanno fisica e orientamento un po' da rivedere -non a caso in Mecho Tales sono spariti-.
    Questo capitolo conta di una ventina di livelli che formano un'esperienza di gioco anche più lunga di quella dei due racconti di Mecho Tales e con il tempo avrebbe dovuto venir affiancato da altre due storie pubblicate come aggiornamenti gratuiti ma che invece non si sono mai concretizzate ((hmm..).
    Come titolo del 2008 non è neanche malvagio, è invecchiato un po' male -soprattutto le animazioni- ma resta comunque giocabile anche se proibabilmente consiglierei comunque di sopressedere e rivolgere lo sguardo a titoli più rifiniti. È abbastanza spiazzante come Mecho Tales segni per certi versi addirittura un'involuzione rispetto a questo esordio, specialmente considerando che è uscito a distanza di nove anni.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.