I tawernicoli
Tentano la quadratura del cerchio magico, scendono a patti con la (in)volontaria sospensione dell'incredulità, sbarellano ogni due per tre dal cinismo all'euforia paradossa, continuano imperterriti a videogiocare (troppo e troppo poco) e a procacciarsi dosi di qualsiasi sostanza generi la fantasia. I taWernicoli sono animali strani, alcolizzati astemi, sognatori pragmatici, rivoluzionari sonnacchiosi, entusiasti annoiati; vanno e vengono nel locale che non c'è per uno scotch d'annata (facciamo pure una birra o una gazzosa) e lanciano i loro messaggi imbottigliati nell'oceano (facciamo pure in un laghetto con le oche).
In evidenza
di xPeter Nelle settimane successive al rilascio del quinto personaggio della season 2 di Street Fighter V, bighellonando nel trainin...
BoJack Horseman: ho approfittato del mese gratuito di Netflix per mettermi a guardare questa serie esclusiva, ci sono 4 stagioni da 12 episodi l'una e le ho viste tutte e quattro, nel prossimo futuro dovrebbe arrivarne anche una quinta.
RispondiEliminaIl protagonista è il Bojack Horseman del titolo, è una ex star di Hollywood che ha ragginto il successo negli anni '90 con una sitcom ma che da allora non è più riuscito a rimanere sulla cresta dell'onda e che cerca maldestramente di dare una raddrizzata alla propria carriera e i rapporti con chi gli sta intorno ma gli riesce difficile perchè con gli anni è diventato un cinico alcolizzato autodistruttivo.
Il cartone di fatto fa una marcata satira sul mondo "dorato" di Hollywood e sull'industria televisiva e cinematografica in generale ma non manca di mettere in scena gag di una certa inventiva grazie alla premessa assurda che umani e animali umanoidi convivono come se nulla fossa ma questi ultimi mantengono le loro caratteristiche animalesche.
La serie inizialmente parte lenta ma con il passare degli episodi cresce e raggiunge livelli di scrittura davvero buoni, non posso che consigliarla e rimanere in attesa della prossima stagione.
I Giocattoli della Nostra Infanzia: serie nuova di pacca (meno di un mese di vita) di cui sono state lanciate le prime quattro puntate, con le seconde quattro previste in primavera; sono documentari sulla realizzazione, la messa in vendita e perfino l'impatto culturale che le linee di giocatolli più iconiche hanno avuto nell'arco degli anni; le prime due puntate possono non essere le più accattivanti (la linea di giocattoli di Star Wars e le Barbie) ma sono utili a dare un contesto di come si sono evolute le cose negli anni e fanno da tappeto alla puntata sulla linea di He-Man e i Dominatori dell'Universo che è la migliore a parer mio, a cui poi segue quella sui G.I. Joe. Le puntate sono lunghette ma sono piene di curiosità ed hanno un tono non troppo serioso che onestamente non ci sta neanche male.
RispondiEliminaLe prossime puntate sono state confermate essere basate su Transformers, Star Trek, Hello Kitty e LEGO, spero di vederle in tempistiche umane.
Better Call Saul! - terza stagione
RispondiEliminaDopo le ottime prime due stagioni su cui avevo già espresso il parere positivo, questa terza stagione segna una maggiore presenza di personaggi della serie "madre" e inizia a spingere gli eventi verso quella direzione; chiaramente non dico nulla sulla trama per evitare spoiler, rimarco solo il fatto che a livello registico la serie ricomincia ad essere più ricercata come lo era Breaking Bad, quasi come se lo stile registico si evolvesse di pari passo con la trama per andare a riallacciarsi dove tutto è cominciato.
Secondo me chiudere con la prossima stagione sarebbe perfetto sia a livello di tempistiche che di eventi ma considernado che la quarta stagione l'hanno annunciata e non ci sono dichiarazioni riguardo al fatto che possa essere l'ultima mi sa che almeno una quinta la faranno.. spero che non la tirino troppo per le lunghe perchè in Breaking Bad un po' di stanca verso la fine l'avevo accusata.
Per adesso aspetto ancora fiducioso, comunque.
Hired Gun: documentario di Netflix sui turnisti, ovvero quei musicisti che vengono assunti per suonare solo in determinate tournée o in determinati dischi e non fanno parte di una formazione vera e propria; la precarietà delle situazioni in cui questi musicisti si tendono a ritrovare risalta inevitabilmente l'effetto "drama" con cui praticamente ogni film-documentario americano è impregnato ma la sua presenza in questa sede non raggiunge comunque le dosi massicce di quelle di un Indie Game: The Movie a caso. Va comunque detto che la selezione dei nomi coinvolti è stata fatta oculatamente per mettere in risalto situazioni che in qualche modo hanno avuto un certo peso nella storia della musica, per lo meno nel mondo del rock.
RispondiElimina"Macinando" tanta musica il coinvolgimento per me è stato sicuramente maggiore della media, dato che conoscevo praticamente già tutti i musicisti coinvolti nel progetto; rimane il rammarico che pur sviscerando una discreta varietà di situazioni si sarebbe comunque potuto fare di più, magari includendo testimonianze di chi deve alternare la musica ad altri lavori per campare o di chi magari alterna il lavoro da session man con una carriera vera e propria. Lo spazio stesso dato ai vari artisti è molto diseguale, tendendo a dare più focus a certi personaggi/situazioni piuttosto che ad altri.. a cosa serve avere tra i musicisti coinvolti un nome importante come Steve Vai se poi lo releghi agli extra del DVD e nel documentario principale non figura nemmeno, per esempio?
A questo punto mi viene da sperare che possa venir girato almeno un altro documentario che faccia maggior approfondimento, ci sarebbe ancora tanto da dire.
We Are Twisted F***ing Sister!: film-documentario sulla formazione e l'ascesa (non priva di difficoltà) dell'iconica band Glam che fece terra bruciata intorno a sè negli anni '80; il documentario è piuttosto lunghetto -2H e 15' circa-, contiene diverso materiale di repertorio ed è incentrato sul periodo antecedente al grande successo, motivo per cui pure essendo un buon prodotto difficilmente potrà andare oltre l'interesse per i fan del gruppo.
EliminaLo piazzo in calce al post di Hired Gun proprio perchè secondo me chi è a digiuno di certe sonorità può travere più interessante un tipo di prodotto come quello; a me questo video non è spiaciuto ma io ho la mia copia di Stay Hungry in casa.
After Porn Ends (1 e 2)
RispondiEliminaAfter Porn Ends è un documentario sulla vita degli attori porno dopo la conclusione della loro carriera; come per il sopracitato Hired Gun anche qui c'è un certo "elemento-drama" (qui anche più marcato) ma il tutto è veicolato in maniera inevitabile dalle situazioni delle persone coinvolte che, nel caso specifico delle attrici donne, tratteggia uno scenario decisamente squallido, dove poche donne abbastanza forti sono riuscite a reggersi in piedi a fronte di tante altre che invece sono finite in vortici di problemi di droga o alcol (questo spesso già durante gli anni della loro carriera), crisi di nervi, divorzi o dio solo sa cos'altro; viene anche mostrata in maniera più o meno velata una certa differenza di vita post-successo tra gli attori maschili e le attrici femminili ma considerando che siamo una società ancora mediamente maschilista non penso ci sia da stupirsi troppo -come viene considerato un uomo che si fa tante donne? E una donna che si fa tanti uomini? Ecco, quello è il succo-.
Anche in questo caso si sarebbe potuto fare di più ma l'anno scorso è uscito un secondo documentario e ne è stato listato un terzo per quest'anno, motivo per cui si può continuare a sperare; nel secondo anch'esso presente su Netflix, purtroppo, il taglio è assolutamente il medesimo del primo capitolo e vengono semplicemente esaminati altri casi di altri personaggi più o meno storici dell'industria del porno senza aggiungere granchè di nuovo quando invece ci sarebbe potuto dire molto di più -tipo la trasformazione dell'industria nell'era di internet, cosa qui accennata ma non approfondita a dovere-.
Interessante, desolante, incompleto. Vedremo cosa faranno con il terzo capitolo, è previsto entro l'anno.
Devilman Crybaby: tawerna incredibilmente sul pezzo visto che questa serie finanziata (poco) da Netflix è stata resa disponibile da circa tre settimane al momento in cui scrivo; è una stagione da dieci puntate, circa 25 minuti l'una, direi che si può anche considerare come "serie completa".
RispondiEliminaLa trama: i demoni si stanno per risvegliare sulla Terra e Akira Fudo, un giovane ragazzo giapponese, si ritroverà nella condizione di essere posseduto da uno di essi ma di riuscire inconsapevolmente a "domare" la bestia, diventando una via di mezzo che prenderà il nome di Devilman; Il protagonista deciderà così di schierarsi con gli umani nella battaglia contro i demoni. Questa serie rappresenta una versione reimmaginata e modernizzata della storia di Devilman nell'era moderna dove smartphone e social media la fanno da padrona.
Leviamoci subito il dente: il primo impatto con la serie è tremendo, disegni, sigla e animazioni sonOH SANTO CIELO. Progredendo nella visione degli episodi il livello qualitativo rimane basso -siamo palesemente di fronte ad una produzione low budget- ma per lo meno "ci si fa l'occhio" e ci si inizia ad interessare alla storia; essendo una produzione originale di Netflix che non deve sottostare ai passaggi televisivi -e quindi alle censure- gli autori si sono scatenati mettendo in scena una dose massiccia di violenza, nonostante paradossalmente gli scontri con i demoni non siano poi così tanti; ci sono anche diverse scene basate sul sesso e questo dà invece un po' più fastidio perchè in certi casi sono un po' buttate lì ma va detto che da metà stagione in poi la situazione và (un po') scemando.
Purtroppo la storia di Devilman in dieci episodi ci sta un po' stretta, motivo per cui non tutti i personaggi sono approfonditi a dovere e vi avviso già, quel "crybaby" di sottotitolo è lì per un motivo. Nel novero dei difetti ci finiscono anche le musiche, tra le più fastidiose che mi sia mai capitato di sentire in un cartone animato, mentre non ho idea di come sia il doppiaggio italiano perchè l'ho visto in lingua originale con i sottotitoli.
Di per sè non è una produzione che boccerei in toto, certe cose non sono male, però la scarsità del budget a disposizione affonda la produzione in maniera decisamente pesante. Interessante ma non mettetelo in cima alla lista di cose da recuperare, ecco.
Castlevania: miniserie di appena quattro episodi prodotta da Netflix basata sullo storico franchise di Konami. La qualità grafica non è il massimo ma per lo meno non siamo dalle parti dello scempio sopracitato di Devilman Craybaby.
RispondiEliminaLa storia fondamentalmente stende il setting ed i personaggi ma si ferma quando dovrebbe entrare nel vivo, dando più l'impressione di essere una sorta di "pilota esteso" piuttosto che una serie vera e propria, anche se mini; non c'è veramente abbastanza carne al fuoco per poter esprimere un giudizio, speriamo a questo punto che la nuova stagione annunciata per quest'estate dia una direzione al prodotto. La aspetto al varco.