giovedì 18 dicembre 2008

[I Bellerrimi] Yesman



Coming Soon
[xPeter]

Nel suo prossimo film l'amato\odiato Jim Carrey dirà sempre di sì.
In principio refrattario a qualsiasi tipo di proposta od opportunità che comporti un rischio, abbraccerà una filosofia di totale apertura alle occasioni della vita, a tutte quelle situazioni potenziali - talvolta irripetibili - che bisognerebbe affrontare per poter dire d'aver vissuto veramente. Perchè il mondo non è che un grande parco giochi, solo che ad un certo punto ce ne dimentichiamo. Ogni lasciata è persa, e allora carpe diem. Via con il bungee-jumping, con il corso di coreano, con le feste in maschera a casa dell'amico bizzarro, con i passaggi in scooter offerti da una bella ragazza sconosciuta, con l'allungamento del pene proposto dallo spam intenettiano.
Rigorosamente come da trailer.

Al di là delle gag più o meno esilaranti (secondo i palati in fatto di comicità) che la pellicola presenterà quasi di certo come principale attrattiva, l'idea alla base di quella che è ovviamente una generalizzazione a sfondo goliardico ha un innegabile fascino; qual è l'equilibrio tra disponiblità e diniego su cui è stabilizzato il vostro carattere? Bisogna per davvero educarsi al sì, o è invece importante imparare a porre il proprio veto con decisione? Quante volte mettersi in gioco prima di decidere d'aver capito chi siamo e cominciare a ragionare per analogia senza imporci di (ri)provare? Sulla bilancia pesa di più la vaga superficialità di un provare tutto che potrebbe finire con il nulla stringere o la pavidità di un rifiuto che preclude esperienze pur di conservare una routine indolore?
Si può "vivere per davvero" o si può solo "vivere e basta"?
Quanto si sceglie nella vita e quanto invece è la vita a scegliere per noi?
Marzullo fa uso di stupefacenti per resistere da tempo immemore in quel ruolo di inventore di domande superflue che mi sono depresso ad interpretare già dopo cinque minuti?
La risposta come al solito è dentro di noi. Però, è sbagliata.

[UPDATE] In My Honest Opinion [maxlee]

Yes Man è una favola per adulti che invita a cedere all'illusione di una vita finalmente libera da qualsiasi remora, una vita fatta di "sì" gridati senza nessuna condizione e mostrati come fautori della vera felicità o perlomeno di una vita interessante e degna di essere attraversata. Probabilmente nel cedervi realmente si finirebbe per assumere la stessa massa informe del piccolo Jeeg Robot d'acciaio che nella leggenda metropolitana saltò dal balcone del quinto piano chiedendo alla madre di lanciarli i componenti, perché i pericoli che s'incontrano nel mondo reale viaggiando a manetta e senza freni possono essere dannosi in più occasioni. Ciò non toglie che Yes Man nell'estremizzazione di una condizione così ovvia, sia portatore di un pensiero positivo, da contenere, ma pur sempre genuino e veritiero nella sua semplicità.

Nel punto più alto della storia, ossia quando il protagonista ottiene i risultati migliori dalla filosofia sposata in toto, è un inno alla vita, quella rappresentata dall'anima dell'infante libera da qualsiasi limite conosciuto o sconosciuto: "il mondo è un parco giochi, poi da adulti tutti lo dimenticano". Dopo esser volati fino all'apice del successo si ridiscende nella realtà, si torna con i piedi per terra scoprendo che la vera sfida capace di renderci orgogliosi e felici di quanto ottenuto, si trova nell'alternanza sensata tra dinieghi giustamente timorosi e azioni concesse da un coraggio incosciente, indispensabile per riuscire a compiere determinati salti. Una sorta di zigzag simbolico nel labirinto dalle infinite possibilità che nell'insieme costruisce il percorso di ognuno di noi: il senso della vita, il senso unico che ci accompagna fino al traguardo.

A parte pipponi dal retrogusto new age sul significato di un film che forse neanche vuole averlo, si tratta di un bel passatempo di un'ora e rotti, divertente al punto giusto, soddisfacente nel complesso. Un facile da esternare di fronte al botteghino/banco dei supporti, insomma una risposta positiva obbligatoria allo spammone del destino mascherato da invito alla visione che state leggendo (cinema: dal 9 gennaio '09 --- vendita: ING disponibile da aprile, ITA 19 maggio).

2 commenti:

  1. Uah che bello, il mio regalo di Natale di xpeter. Un post(o) dove essere me stesso sembrando normale perché dico delle cose strambe in una situazione che funge da ottimo pretesto (se permettete lo scarto in anticipo xD) Essere se stessi, già… Quando lo sento dire in giro, di solito in seguito al un'esternazione che sa di stronzata o nell’esposizione di qualsiasi cosa in qualsiasi modo solo perché “essere” è un diritto, provo un pizzico di amarezza e compassione (spesso anche auto-compassione quando ci casco nonostante la consapevolezza e le buone intenzioni di assecondarla). “Essere se stessi” significa ahimé filtrare l’esternazioni, non lasciare che queste vadano a finire al di fuori del proprio controllo. Perché è proprio il controllo e la sua qualità che ci rendono ciò che siamo, umani in grado di tarare la misura delle proprie azioni. Il traguardo non si trova alla “fine” della strada, ma in una posizione indefinita che sta ben aldiquà della stessa. Ed è quello che dobbiamo centrare, attraversarlo, ma allo stesso tempo frenare in tempo per non arrivare lunghi ed esagerare, per non eccedere, insomma per non finire per farla fuori dal vaso.

    L’analogia con il tema alla base del film di Carrey mi sembra ci possa stare: non sta nel cedere a qualsiasi “cosa” la bontà dell’esistenza, ma proprio nella rinuncia giudiziosa ad alcune di esse. Giudiziosa non significa certo totale: chi va a rinchiudersi in monastero sposando la teoria del NO assoluto non è molto diverso da chi di contro “prende la vita di petto” come si suol dire e non a caso. Tutti gli animali tendono porre al riparo la parte più vulnerabile del proprio corpo e non lo fanno certo perché sono deficienti: si tratta di autoconservazione, una prudenza che ha permesso alle specie che troviamo in giro ancor oggi di sopravvivere alle minacce, la cui presenza è costante che si voglia ammettere o no.

    Tempo fa lessi la pseudo filosofia di James Redfield all’interno del libro “La profezia di Celestino”, un “romanzo” dove si esponevano teorie “New Age” fra cui quella relativa al cogliere i segnali presenti nella vita di tutti i giorni. Ad esempio la telefonata di qualcuno che non sentivate da tempo significa che costui ha qualcosa d’importante da comunicarvi riguardo la vostra esistenza… ergo le coincidenze non esistono. Tutto molto bello se non fosse che riconoscere questi segnali purtroppo non è molto diverso dal riuscire a vedere delle immagini razionali nelle nuvole, nelle macchie di caffè o nella muffa attaccata alla pareti, insomma mettere in moto la famosa capacità denominata pareidolia. Il che se state sdraiati nel lettino dello psicologo davanti ad un cartoncino di Rorschach può anche essere utile, ma di certo lo è meno se si considerano questi segnali alla stregua di quelli stradali che indicano la direzione che si deve intraprendere obbligatoriamente, senza poter (voler) utilizzare la necessaria razionalità. Per dirla meglio: così come le macchie d’inchiostro citate, gli avvenimenti quotidiani possono essere interpretati in termini autoreferenziali, ossia per scoprire cosa abbiamo dentro, cosa il nostro inconscio sa di noi e noi vorremo sapere di lui. In pratica un Socrate con il “suo” “Conosci te stesso” interpretato da Einstein in un “Conosci ciò che ti circonda per capire il tuo ruolo nel mondo”. Conoscere significa “capire” in maniera preventiva dove e come muoversi, e farlo a sua volta significa teorizzare e simulare, ottenere le informazioni necessarie proprio per arrivare a sganciare quel NO (e i relativi giusti “Sì”) che permettono una reale e sensata esistenza. O perlomeno, un’esistenza all’interno di confini consoni al proprio essere.

    Sul film in se: Carrey aveva già fatto quello in cui diceva sempre la verità, più meno come accennavo prima sono situazioni estreme, eccessi che viaggiano paralleli. Nella finzione sono divertentissime (mica la Warner Bros e le sue martellate nei cartoon ha fatto i soldi per niente), rapportate alla realtà però cambiano decisamente di prospettiva Un Fantozzi (anch’egli un personaggio che in un certo modo dice sempre sì) nella realtà è un impiegato vittima del mobbing, una condizione certamente poco affascinante.

    P.S. ah che sbadato, dimenticavo la domanda principale: no, è Marzullo che viene utilizzato per tagliare le sostanze stupefacenti perciò la prossima volta cerchiamo di trovare un pusher che abbia dosi più migliori xD … lol, comunque Marzullo RULEZ!

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  2. Pensieri sparsi sull'idea del "dire sempre sì":

    - "Ogni lasciata è persa" è una boiata
    - siamo tutti froci col culo degli altri
    - c'è grossa crisi...

    Se dovessi fare il serio comunque, direi più o meno le stesse cose che ha detto Maxlì

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