Quelli tra voi che, come me, vagarono nei tetri lidi di GamesRadar.it ricorderanno, forse, la querelle sempiterna sulle pubblicazioni della fu FMI: la sezione Games Contact, a mo' di café parigino, si riempiva allora di interrogativi circa la necessità di pubblicazioni d'alto calibro e prestanza culturale, nonché di feroci j’accuse rivolti alle triviali e devianti pubblicazioni del volgo, rappresentate da PSM. Queste Jacquerie dell'emancipazione intellettuale del medium videoludico si concludevano invariabilmente con una mesta débâcle dei facinorosi, soverchiati dal carisma demagogico di personalità aristocratiche come Ualone.
Fu proprio Ualone, a quel tempo, che espose la sua personale conception nuveau di quello che l'editoria videoludica doveva voler diventare. La sua revue vidéoludique doveva trattare il gioco come un argomento, non come un mistero a cui essere introdotti; non doveva quindi essere settaria – destinata a militanti agguerriti le cui tacche sui joypad indicavano quanti casual gamer essi avevano ucciso in discussione o in battaglia. Doveva anzi interporre il videogioco tra altri ambiti di cosmopolita interesse: dal cinema al buon vino, da località d'interesse a luoghi comuni d'attualità, dalle cose in voga alle cose rese immortali dalla cultura accademica, alle ultime novità tecnologiche.
Qualcosa di vagamente simile sembra essere venuto in mente a coloro che hanno creato Amusement, nuova rivista francese di videogiochi e digital culture; costoro, però, non sono degli Ualoni qualsiasi, bensì rappresentanti di quello stilismo francese che alberga in ogni immaginario popolare d'occidente. Bittanti ha descritto questo nuovo trimestrale con l'emblematica frase "Edge incontra Monocle".
L'ostacolo alla curiosità tavernicola, credo, è uno solo. Chi sa il francese?
Uff, personalmente arrivo al massimo allo spagnolo, il francese è off limits x_x
RispondiEliminaxp
In un’altra nazione e in una lingua di cui ho un’infarinatura che forse non mi permetterebbe di goderla appieno, eppure mi sembra un’ottima notizia. Sarà l’astinenza da edicola. Sto seriamente pensando di farci un giro... per nove euro...
RispondiEliminaBeh il francese è difficile da parlare, non da capire. Io però sono sempre scettico che qualcosa di veramente buono possa venire dalla terra dei ricchioni.
RispondiEliminapensare che alle medie avevo fatto bilinguismo e il francese lo sapevo abbastanza bene T_T
RispondiEliminail francese non è difficile neanche da parlare, a differenza di quello che dice Koji :P
Parbleau! Io l'ho studiato per 8 anni e non l'ho mai imparato. Ho anche sempre avuto professori pessimi che me l'hanno fatto odiare, devo ammettere.
RispondiEliminaUhmprf e io che pensavo di essere l’unico ad essere stato costretto a battere la strada del puzzonasico ouioui… vi facevo tutti figli puri dell'Inghilterra xD
RispondiEliminaGirovagando ho trovato questa discussione dove si parla di una buona rivista italiana del passato (defunta però). Non ci ho mai avuto a che fare, però è curioso leggere un dietro le quinte che spesso si può soltanto immaginare. Certo che se le cose sono ancora così la coque di cui sopra ce la possiamo scordare: in fondo Videogiochi è un cadavere ancora caldo, almeno a casa mia (sigh!)
Tra l'altro, Videogiochi aveva perlopiù un tono diverso; la tipologia di contenuti era in buona parte coincidente con la normale concorrenza.
RispondiEliminaUn tono costante mantenuto per l'intera rivista e per tutti i numeri, con pezzi che scorrono e non suonano mai sbagliati per eccesso o per difetto: almeno a me fanno questo effetto.
RispondiEliminaA proposito, da quando si è trasferito a Game Republic a qualcuno di voi è capitato di rileggere Marcello Cangialosi (ma soprattutto sarà ancora lì?). Mi sa che il numero di questo mese lo prendo.
Sempre a proposito di GRep, riviste italiane, scelte di muoversi altrove (online) ecc, link intervista di ars ludica a Francesco Serino