
Saltando l’episodio che chiude la trilogia di Ace Attorney, Capcom ha localizzato – italiano compreso - e importato in Europa il quarto capitolo di una saga che è riuscita a rendere interattivi gli incipit alla base di serie tv come Law&Order, dove a farla da padrone non è l’azione piuttosto la ricerca e la risoluzione di casi polizieschi attraverso mere indagini. Come nella serie citata, anche in Phoenix Wright (oggi identificata come Apollo Justice dal nome del nuovo protagonista) il background narrativo è reso attraverso una serie di contraddittori fra chi indaga e gli indagati, fra i testimoni dei misfatti e l’analisi degli ambienti dove sono stati commessi.
La similitudine con la serie tv americana prosegue nella forma in cui si presenta il gameplay suddiviso fondamentalmente in due parti, con una dedicata esclusivamente alla ricerca d’indizi e una successiva ambientata in tribunale dove mettere a frutto il lavoro svolto sul campo.
Si tratta di uno schema che, restando tale per tutti i prodotti della trilogia (più uno), completa la affinità con il contenitore televisivo mostrandosi proprio come una sorta di serie tv digitale interattiva raccolta in pacchetti di circa quattro episodi ciascuno.
Se c’è una differenza fra questi due prodotti la possiamo trovare nel fatto che la versione videogioco tende a non prendersi mai troppo sul serio, imbastendo gli eventi con un filo d’ironia che rende leggero e a tratti frivolo persino il peggiore dei misfatti: il tutto senza che ciò infici la possibilità di interfacciarsi provando tensione o timore, rabbia per il fallimento o gioia per aver contribuito alla salvezza di un innocente e la relativa condanna di un malfattore.
Per chi ha avuto il piacere di giocare tutti e tre i capitoli precedenti (o almeno i due che sono stati importati) il primo impatto è inevitabilmente straniante e per certi versi malinconico. I personaggi che si sono amati per tutto il tempo utile a risolvere una “quindicina” di casi non sono più gli stessi in tutti i sensi in quanto anche se presenti si mostrano in modo completamente diverso. Superato lo shock e l’ombra del rifiuto generata da questa sorta di ambiente estraneo - quasi fosse una dimensione parallela - ci si può concentrare sul lavoro vero e proprio.
Questi è svolto in uno scenario graficamente più dettagliato grazie al fatto di avere a che fare con una versione costruita direttamente sul DS anziché adattata dal GBA come i precedenti capitoli.
Il sistema d’incastro delle vicende è leggermente più morbido e reso un po’ più semplice dai continui rimandi a ciò che si è fatto in precedenza. Una condizione gradita per chi gioca i lunghi episodi in tempi diluiti che grazie a ciò potrà ritrovare il filo della matassa più facilmente; un po’ meno per chi deve avere a che fare ripetutamente con il riassunto di indizi ben impressi nella memoria, soprattutto perché appena appresi.
A completare le piccole novità di questa nuova versione ci pensa l’azione introdotta per rendere più intrigante il confronto negli interrogatori, ossia la possibilità di osservare "al microscopio" il comportamento dei personaggi sotto esame per carpire dal loro atteggiamento equivoco eventuali menzogne.
Peccato che lo studio del corpo non sia stato sviluppato ulteriormente, magari con un’implementazione nel gioco vero e proprio attraverso una serie maggiore di animazioni, così da lasciare l’individuazione delle stesse alla discrezionalità dell’utente invece che confinarne l’utilizzo a momenti ben precisi del confronto. Ma questa obiezione vale anche per tutti gli altri meccanismi utilizzati, dall’uso degli strumenti scientifici come l’identificazione delle impronte o la più corposa sezione degli interrogatori dove il concetto di “leva quadrata in buco quadrato” avrebbe potuto lasciar posto ad un qualcosa di più emancipato.
Tralasciando le piccole velleità d’innovazione che difficilmente riescono a coesistere con un impianto videoludico basato sulla narrazione – e i suoi limiti interattivi - si può affermare che anche questa volta Capcom è riuscita a centrare il bersaglio. Certo è che il continuare a impilare frecce su frecce sempre nello stesso punto è pur sempre un rischio, però finché riesce a farlo infarcendo il tutto con un racconto ancora interessante e ancora in grado di offrire qualcosa per cui vale la pena spendere del tempo, ben venga l’azzardo.
Mentre da una parte si aspetta una localizzazione del capitolo che manca all’appello e dall’altra si guarda speranzosi al prossimo spin-off che dovrebbe metterci nei panni del procuratore anziché dell’avvocato difensore (rendendo la similitudine con Law&Order completa in ogni dettaglio), non si può che salire sul carro di Apollo e godersi il giro guidato fra verità nascoste e rivelate tenute insieme dall’immancabile humour nipponico.
Nota: chi non ha giocato il terzo capitolo disponibile solo in versione USA e JAP, rischia di perdersi solo qualche citazione e alcuni rimandi volutamente taciuti dai protagonisti che si esibiscono in accenni al passato mai realmente spoilerosi: insomma danni non se ne subiscono se non quello alle proprie tasche causato dall’esigenza di recuperare Trial and Tribulation import, così da sapere finalmente a cosa si riferiva “Caio” quando parlava al passato di “Tizio” a proposito dei rapporti misteriosi con “Sempronio”.
Giudizio Videoludico: vagone legittimo di un convoglio importante nel campo delle avventure grafiche
Giudizio Popolare: bello se sono piaciuti i precedenti episodi e si ha ancora voglia di cimentarsi con nuovi casi attraverso un meccanismo rimasto immutato… meno in caso contrario.
Voto Numerico: 32/4 o 3 forchette e 4 cucchiaini
La similitudine con la serie tv americana prosegue nella forma in cui si presenta il gameplay suddiviso fondamentalmente in due parti, con una dedicata esclusivamente alla ricerca d’indizi e una successiva ambientata in tribunale dove mettere a frutto il lavoro svolto sul campo.
Si tratta di uno schema che, restando tale per tutti i prodotti della trilogia (più uno), completa la affinità con il contenitore televisivo mostrandosi proprio come una sorta di serie tv digitale interattiva raccolta in pacchetti di circa quattro episodi ciascuno.
Se c’è una differenza fra questi due prodotti la possiamo trovare nel fatto che la versione videogioco tende a non prendersi mai troppo sul serio, imbastendo gli eventi con un filo d’ironia che rende leggero e a tratti frivolo persino il peggiore dei misfatti: il tutto senza che ciò infici la possibilità di interfacciarsi provando tensione o timore, rabbia per il fallimento o gioia per aver contribuito alla salvezza di un innocente e la relativa condanna di un malfattore.
Per chi ha avuto il piacere di giocare tutti e tre i capitoli precedenti (o almeno i due che sono stati importati) il primo impatto è inevitabilmente straniante e per certi versi malinconico. I personaggi che si sono amati per tutto il tempo utile a risolvere una “quindicina” di casi non sono più gli stessi in tutti i sensi in quanto anche se presenti si mostrano in modo completamente diverso. Superato lo shock e l’ombra del rifiuto generata da questa sorta di ambiente estraneo - quasi fosse una dimensione parallela - ci si può concentrare sul lavoro vero e proprio.
Questi è svolto in uno scenario graficamente più dettagliato grazie al fatto di avere a che fare con una versione costruita direttamente sul DS anziché adattata dal GBA come i precedenti capitoli.
Il sistema d’incastro delle vicende è leggermente più morbido e reso un po’ più semplice dai continui rimandi a ciò che si è fatto in precedenza. Una condizione gradita per chi gioca i lunghi episodi in tempi diluiti che grazie a ciò potrà ritrovare il filo della matassa più facilmente; un po’ meno per chi deve avere a che fare ripetutamente con il riassunto di indizi ben impressi nella memoria, soprattutto perché appena appresi.
A completare le piccole novità di questa nuova versione ci pensa l’azione introdotta per rendere più intrigante il confronto negli interrogatori, ossia la possibilità di osservare "al microscopio" il comportamento dei personaggi sotto esame per carpire dal loro atteggiamento equivoco eventuali menzogne.
Peccato che lo studio del corpo non sia stato sviluppato ulteriormente, magari con un’implementazione nel gioco vero e proprio attraverso una serie maggiore di animazioni, così da lasciare l’individuazione delle stesse alla discrezionalità dell’utente invece che confinarne l’utilizzo a momenti ben precisi del confronto. Ma questa obiezione vale anche per tutti gli altri meccanismi utilizzati, dall’uso degli strumenti scientifici come l’identificazione delle impronte o la più corposa sezione degli interrogatori dove il concetto di “leva quadrata in buco quadrato” avrebbe potuto lasciar posto ad un qualcosa di più emancipato.
Tralasciando le piccole velleità d’innovazione che difficilmente riescono a coesistere con un impianto videoludico basato sulla narrazione – e i suoi limiti interattivi - si può affermare che anche questa volta Capcom è riuscita a centrare il bersaglio. Certo è che il continuare a impilare frecce su frecce sempre nello stesso punto è pur sempre un rischio, però finché riesce a farlo infarcendo il tutto con un racconto ancora interessante e ancora in grado di offrire qualcosa per cui vale la pena spendere del tempo, ben venga l’azzardo.
Mentre da una parte si aspetta una localizzazione del capitolo che manca all’appello e dall’altra si guarda speranzosi al prossimo spin-off che dovrebbe metterci nei panni del procuratore anziché dell’avvocato difensore (rendendo la similitudine con Law&Order completa in ogni dettaglio), non si può che salire sul carro di Apollo e godersi il giro guidato fra verità nascoste e rivelate tenute insieme dall’immancabile humour nipponico.
Nota: chi non ha giocato il terzo capitolo disponibile solo in versione USA e JAP, rischia di perdersi solo qualche citazione e alcuni rimandi volutamente taciuti dai protagonisti che si esibiscono in accenni al passato mai realmente spoilerosi: insomma danni non se ne subiscono se non quello alle proprie tasche causato dall’esigenza di recuperare Trial and Tribulation import, così da sapere finalmente a cosa si riferiva “Caio” quando parlava al passato di “Tizio” a proposito dei rapporti misteriosi con “Sempronio”.
Giudizio Videoludico: vagone legittimo di un convoglio importante nel campo delle avventure grafiche
Giudizio Popolare: bello se sono piaciuti i precedenti episodi e si ha ancora voglia di cimentarsi con nuovi casi attraverso un meccanismo rimasto immutato… meno in caso contrario.
Voto Numerico: 32/4 o 3 forchette e 4 cucchiaini
Post stupendo anche solo per la valutazione finale XD
RispondiEliminaComunque, sono sempre stato scettico nei confronti di questa serie, eppure credo proprio potrebbe piacermi (hotel dusk l'ho adorato pur non avendolo finito, e mi sono anche pentito di averlo venduto....)
Zehar
Sei troppo gentile Zehar, cmq grazie ^^ (… per le forchette prenditela con xpeter che mi ha incoraggiato proponendomi addirittura delle icone in tema, asd).
RispondiEliminaA me piace molto, la prima volta che l’ho provato mi ha ricordato le vignette della settimana enigmistica dedicate all’ispettore di turno e alle incongruenze che si dovevano trovare: è sempre stata la prima cosa che sono andato a cercare in quel tipo di riviste ancor prima di qualsiasi altro enigma, perciò diciamo che in un certo senso la mia passione per il genere potrebbe anche riguardare un fatto del tutto personale, nonostante oggettivamente sia davvero un gioco di qualità.
Nel caso decidessi di provarci vai sul sicuro e punta sul primo Phoenix Wright: Ace Attorney che è la base di un crescendo (almeno fino al terzo gioco… questo quarto di cui parlo è un prodotto che vive di rendita). Insomma come dice il saggio quando si deve iniziare il modo migliore è farlo dal principio.
Una cosa che volevo precisare:
il paragone con la serie tv mi piace (e infatti l’ho ripetuto fino alla nausea) però stiamo sempre parlando di un “poliziesco” manga presentato a mo’ di caricatura… insomma in realtà è molto più vicino all’esempio della settimana enigmistica fatto sopra con l’humour alla Lupin più o meno (mi sa che l’ispettore di PW non è tanto lontano da Zenigata, anche se più composto).
Aaaah, le serie Phoenix Wright è una delle mie più grosse voglie represse, nel senso che li voglio ma che non sono ancora riuscito a giocarci.
RispondiEliminaSono nella mia Top Ten di acquisti per il DS.
Questo Apollo da quanto ho capito fa ciò che pensavo: non cambia la formula, d'altro canto squadra che vince non si cambia.
Ritengo che chi si è divertito con gli altri sia ben lieto di "ritrovarsi". Tutto il resto è solo una questione di noia accumulata, finchè non è troppa, ben venga un altro capitolo.
Fammi capire bene, maxlee: non hanno localizzato il terzo episodio prima del quarto?
... ma... ma... ma... lasciamo perdere, va'.
L’interpretazione buona di questa mancanza è quella che vorrebbe il quarto “prima” come stimolo per acquistare il terzo dato che all’interno ci sono delle citazioni che in qualche modo danno l’idea di appartenere a fatti provenienti da lontano (considerando che il quarto è svolto anni dopo), dal precedente insomma.
RispondiEliminaTutto bello e accettabile se non fosse che un’isteria di rumor danno per dispersa questa eventuale localizzazione: qualcuno amatorialmente pensa di metterci le mani, il che non dovrebbe essere tecnicamente difficile (esiste un editor dei casi giapponese tradotto in inglese per PC che lascia supporre uno schema abbordabile: prima o poi ne dovrò parlare ^^), anche se alla fine si tratterebbe di doversi sbattere e comunque con la versione USA.
Bho non so, a prescindere le perplessità restano, spero che qualcuno degli addetti ai lavori trovi il modo di chiedere il reale motivo di questa scelta, a questo punto sono davvero curioso.