
Uno degli aspetti che amo della cinematografia è la varietà di prodotti che è capace di generare. Talvolta offre film così astrusi che un commento affiancato di Enrico Ghezzi diventa incredibilmente comprensibile, altre volte così banali da far diventare le parole di una starlet di turno degne di un passaggio alla premiazione dei Nobel. E poi le vie di mezzo, quella mole di sfumature dove si collocano la maggior parte dei prodotti.
Kops appartiene ad una di esse, quella dei film “disimpegnati di qualità”, prodotti su cui puoi spenderci le tue tre mezzore di vita sapendo che ti rilasserai (ma ad occhi aperti), che riderai (ma non troppo), che ti esalterai per le scene d’azione (ma senza esagerare) e che alla fine riporrai nello scafale dei ricordi consapevole di non aver perso più tempo di quanto ne avessi previsto.
Il secondo lavoro di Josep Fares (dopo l’esordio con Jalla! Jalla!) è ambientato in una piccola cittadina svedese dove sono raccontate le vicissitudini dei tutori dell’ordine a rischio di licenziamento a causa della mancanza di crimini. Decisi a scongiurare l’imminente disoccupazione cercano di porvi rimedio organizzandone alcuni personalmente. Oltre alla scelta bizzarra dei bersagli e agli scontati imprevisti a cui solitamente vanno incontro i malviventi improvvisati, il film non offre altre grandi sorprese pur risultando godibilissimo.
A far da collante alla storia principale ci pensano le vicissitudini personali dei protagonisti fra cui spicca la folle esaltazione di un collega con ambizioni hollywoodiane: i suoi sogni danno l’occasione al regista di mettere giù brevi quanto intense scene d’azione che pur se prodotte con un budget tutt’altro che stratosferico non hanno nulla da invidiare ai Matrix di turno.
Piacevole e leggero, surreale e senza pretese: Kops è questo, tutto questo e solo questo. Un film con tre mezzore per cui rallegrarsi.
Kops appartiene ad una di esse, quella dei film “disimpegnati di qualità”, prodotti su cui puoi spenderci le tue tre mezzore di vita sapendo che ti rilasserai (ma ad occhi aperti), che riderai (ma non troppo), che ti esalterai per le scene d’azione (ma senza esagerare) e che alla fine riporrai nello scafale dei ricordi consapevole di non aver perso più tempo di quanto ne avessi previsto.
Il secondo lavoro di Josep Fares (dopo l’esordio con Jalla! Jalla!) è ambientato in una piccola cittadina svedese dove sono raccontate le vicissitudini dei tutori dell’ordine a rischio di licenziamento a causa della mancanza di crimini. Decisi a scongiurare l’imminente disoccupazione cercano di porvi rimedio organizzandone alcuni personalmente. Oltre alla scelta bizzarra dei bersagli e agli scontati imprevisti a cui solitamente vanno incontro i malviventi improvvisati, il film non offre altre grandi sorprese pur risultando godibilissimo.
A far da collante alla storia principale ci pensano le vicissitudini personali dei protagonisti fra cui spicca la folle esaltazione di un collega con ambizioni hollywoodiane: i suoi sogni danno l’occasione al regista di mettere giù brevi quanto intense scene d’azione che pur se prodotte con un budget tutt’altro che stratosferico non hanno nulla da invidiare ai Matrix di turno.
Piacevole e leggero, surreale e senza pretese: Kops è questo, tutto questo e solo questo. Un film con tre mezzore per cui rallegrarsi.
Con I Bellerrimi avevo in mente la possibilità di ricevere segnalazioni su film belli\interessanti\curiosi ancora non visti. Anche perchè, ora come ora, se si va in videoteca a scegliere tra "i più noleggiati" o le ultime novità ci si portano a casa delle solenni ciofeche. XD
RispondiEliminaAnch’io pensavo a che criterio si potesse usare e sono d’accordo la versione “a disposizione a noleggio” mi pare la via di mezzo più interessante e alla fine utile.
RispondiEliminaAnche quella tv non sarebbe male, nel senso che dando una scorsa alla programmazione settimanale nei canali free magari si può trovare quel film di cui piacerebbe parlare e sarebbe a disposizione da li a breve se si volesse “verificare” questo consiglio. Il cinema invece, almeno personalmente, l’ho escluso non avendo la possibilità materiale di starci appresso.