lunedì 21 aprile 2008

Evangelisti non può dimenticare Sophia Hapgood [The Gambler]

...E chi fra noi può veramente farlo? Mentre mezzo mondo attende di scoprire il segreto dei teschi di cristallo, Valerio Evangelisti non ha dubbi: la più straordinaria e avvincente creazione di George Lucas è il Fato di Atlantide, 1993 stando al calendario gregoriano. Attenzione, qui non siamo nelle retroguardie della "difesa del videogioco", come nell'articolo di XL segnalato tempo addietro. No, con Evangelisti si assapora il gusto della rivendicazione, e al tempo stesso il brivido dell'ardire. Fate of Atlantis la cosa migliore di Lucas. E perché no? Dal punto di vista registico, Lucas è un flop. Dal punto di vista prettamente filmico non ha molto da dire, non rimarrà nei manuali come un Vertov o un Welles. Piuttosto Lucas è stato un vulcano di idee pop. Come Walt Disney o Stan Lee, il suo genio se di genio si può parlare, è di natura manageriale, di organizzazione di talenti attorno a sé. E certo la Lucasarts era una fucina di talenti in quegli anni. Massì, raccogliamo la provocazione: il Fato di Atlantide è davvero quanto di meglio sia stato messo assieme con le idee di Lucas. A noi in realtà verrebbe da rivalutare Ron Gilbert e la sua opera in due parti sul segreto dell'isola della scimmia... Ma andremmo pericolosamente fuori tema. Quello è appunto Gilbert, non Lucas. Ma prego, deliziamoci col nettare delle iperboli: "Chi abbia giocato a The Fate of Atlantis non ne è uscito intatto." Firmato: Valerio Evangelisti, premio Urania per Eymerich, anima di Carmilla, una delle voci più interessanti della narrativa fantascientifica italiana. E ancora: "Di videogiochi, all'epoca, ne facevo tanti [...] Tuttavia solo "Il destino di Atlantide" fu capace di filtrare nel mio subconscio, e da lì nei miei sogni".

Evangelisti cambia registro e passa ad un'acuta riflessione sul personaggio del dr. Jones, nipote di Aramis, cugino di Yanez, archeologo yankee figlio di un'America che pur spargendo sangue imbroccava ancora le strade giuste... Raffinato psicologo degli eroi della narrativa popolare, Evangelisti coglie con una sola, mirabile, frase ("Indiana non potrebbe vivere che negli anni Trenta.") le riserve di quanti fra noi attendono il Teschio di Cristallo ben più timorosi che non quando Lucas mandò allegramente le guerre stellari allo sfascio. Una disamina del personaggio che centra il bersaglio: Indiana Jones eroe rocambolesco del novecento per eccellenza, tra Leblanc e Salgari. Lettura avvincente che parte dalla rievocazione della sua avventura più memorabile. Il Fato di Atlantide: non solo l'avventura definitiva del dottor Jones, ma il suo punto di arrivo tanto che della trilogia diretta da Spielberg Evangelisti può dire "ho goduto come un bambino nel vedere film che erano già videogiochi in potenza, pieni di meraviglie a ogni scena". Raiders of the Lost Ark embrione di Atlantis e dunque, in ordine di rilevanza, sua emanazione. Ma cosa rende Atlantis più riuscito delle tante altre incarnazioni dell'archeologo? Evangelisti non lo palesa, ma sembra di poterlo leggere tra le righe: FoA è sceneggiato con la medesima perizia dei film, ma è interattivo. Come tutti i videogiochi offre un coefficiente di interazione e partecipazione maggiore rispetto alla forma cinema, ma attenzione: è la qualità della sceneggiatura, i dialoghi brillanti a farne un capolavoro, e non un semplice "giochino con Indiana dentro" come la quasi totalità dei giochi su Indiana Jones (tutti, anche i più infimi, interattivi). O la stragrande maggioranza dei videogiochi tutti, verrebbe da pensare.

L'appassionato di videogiochi acefalo di solito è nostalgicamente abbarbicato come una tellina allo scoglio delle sue prime esperienze ludiche; o peggio è uno dei pochi positivisti uscito indenne dalle tragedie del novecento, ottimisticamente certo che la maggior potenza di computo dei processori non possa che portar benefici e che il miglior gioco sia sempre quello chiaccherato nelle previews, quello dietro l'angolo. Individui del genere non possono offrire un gran contributo alla cultura del videogioco. Per separare il grano dal loglio della storia di questo intrattenimento c'è evidentemente bisogno di uno scrittore, una persona attenta alla psicologia del personaggi, alle dinamiche dell'intreccio, alla qualità dei dialoghi, alla plausibilità dell'insieme. Non si troverà in tutta internet una valutazione altrettanto ben soppesata del gioco Lucasarts, a mio avviso. Anzi, aleggia in me il sentore che tra retrogamer da salotto e fanatici lucasiani, davvero pochi se la sentirebbero di rivendicare la supremazia del Fato di Atlantide con lo stesso orgoglio.
Meno male che c'è Evangelisti.

L'articolo sul sito di Repubblica.
archiviato su Carmilla Online
Ebay.com - dove potete reperire il gioco in vari formati
ScummVM.org - eroi dei nostri tempi. Porgete i vostri omaggi.
White Star - l'editore che pubblicherà in Italia il taccuino del dr. Jones che è servito di spunto all'articolo

21 commenti:

  1. La faccenda ha un amaro corollario, che non merita molto più spazio di un commento in calce. Il corollario è il seguente: tra dieci anni un altro illuminato scriverà odi in tributo a Fate of Atlantis. Che fu vera gloria.
    Ma quanto di quello su cui la stampa specializzata profonde lodi attualmente è vera gloria?

    Forse, prima di gridare allo scandalo per qualche zombie di colore in Resident Evil, sarebbe il caso di considerare l'evanescenza, l'effimero abbaglio che è ad esempio Resident Evil 4, una sarabanda tutta azione di una pochezza impressionante. Quale autore lo rievocherà nei suoi ricordi, non preferendogli, chessò, Doom quanto ad adrenalina o lo stesso primo Resident Evil quanto a fattore horror? Eppure RE4 ha fatto incetta di ogni premio e convinto la "stampa specializzata" in virtù della perfetta esecuzione tecnica. Che dovrebbe essere un banale presupposto.

    Secondo corollario: qualcuno scriverà di Wanda to Kyozo negli anni a venire.

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  2. Sono le 2.40 del mattino, non riesco a discernere il sarcasmo (sempre che ci sia) dalle cose dette sul serio (sempre che ce ne siano) XD
    La scusa per ora tiene, ma anche domani mattina ho timore che il tuo ermetismo rimarrà imperscrutabile; anche te potresti sforzarti, non dico di banalizzare i post, ma includi almeno una legenda o una chiave di decrittazione XD

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  3. Nel caso rientrasse tra le cose sostenute sul serio, rinfacciare ad un capolavoro dell'action come RE4 di essere, appunto, un action sarebbe cosa parecchio bizzarra. Tra l'altro è ben lontano dall'essere effimero in quanto a gameplay, varietà, ritmo, caratterizzazione, cura perfezionistica per il dettaglio; il suo scopo non è far poesia, è generare un flusso d'azione torrentizio e formalmente impeccabile.
    Ludicamente parlando, la definizione di effimero mi pare calzi molto meglio ad uno Shadow of the Colossus; ma al poeta non posso rimproverare di essere poco atletico e fermo sulle gambe, fa un altro mestiere.
    A ognuno il suo, Ueda ci propone alte suggestioni approssimative, Mikami perfette sarabande d'azione.
    Perchè non ricordarle entrambe per opposti motivi?

    Detto tra noi, durante la generazione 128-bit a tenermi incollato allo schermo fino a tarda notte non è stato il lirismo leggiadro di SOTC, che non mi ha risparmiato da un leggero ingrossamento delle gonadi a partire dal settimo colosso o giù di lì; è stata la "pochezza" meravigliosamente giocabile e profonda di RE4. Non penso che il divertimento ed il sense of wonder si possano etichettare alla fredda voce "esecuzione tecnica" :p

    E poi, il tempo fa brutti scherzi. Chissà che, dopo il rilascio della terza immaginifica opera di Ueda, SOTC non venga ridimensionato nella considerazione dei più devoti alle sublimi suggestioni; un po' come è successo a ICO, declassato dai più dal rango di sommo poeta incompreso a quello di timido, sdolcinato antesignano di glorie successive.

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  4. Ah, buon pietrocrociato, ti rendi conto che a risponderti in dettaglio rischio di sviare l'attenzione dall'oggetto del mio post. E non vorrei farlo, come già mi guardai bene dal difendere l'egregio Terada in evidente fase Moebiusiana o dal rincarare la dose sugli spenti Zelda d'oggidì.

    Io volevo porre l'attenzione sul momento estatico in cui un videogioco, solitamente un sottoprodotto culturale guardato a ragione dall'alto in basso, viene prima equiparato alla sua matrice d'origine e poi, in un'impennata di genio, addirittura additato ad "essenza stessa delle avventure di Indiana Jones". Questo mi sembrava degno di nota, non il fatto che tu abbia preferito RE4 a Wanda, nota a margine che discutevamo meglio su msn.

    Ciò detto, dovrei rispondere in più d'un senso. Fare un grande action game è infinitamente più difficile che non una grande avventura, il genere è più coltivato ed essere memorabili non è cosa facile. Questo per dirti che non rinfaccio a RE4 di essere un action; casomai potrei dire che non lo metterei tra i miei cento action definitivi.

    Altro elemento di dissenso è sul fatto che l'action abbia un certo scopo, quello del flusso d'azione torrentizio. Il flusso d'azione è torrentizio in Galaga. In RE4 è ammorbato da cose tipo un plot risibile, personaggi inconsistenti, etc. Sono orpelli, dirai. Beh, dal momento che ce li hanno messi, avrebbero dovuto curarli. Il fatto che Capcom abbia sfacciatamente sorvolato la cosa non ripara al danno. La schizofrenia degli ambienti rompe la sospensione d'incredulità e in più di un caso ha tradito persino le aspettative di chi in fondo voleva un altro Romero digitale (ti prevengo, non sono un fan della serie reazionario e deluso). Ma alla fine della storia potrei dire che sia RE4 che wanda hanno come scopo di suscitare emozioni. Questa cosa dello scopo, lo capisci anche tu, è arbitraria e la si tira un po' come si vuole.

    Quindi, per chiudere col discorso RE4, bel gioco e tutto quanto ma a mio modo di vedere abbastanza carente in diverse sue componenti.

    Concordo che saranno ricordati diversamente, più o meno come il Kalevala e un film di Vin Diesel sono tenuti in diversa considerazione. E potrei persino convenire che assolvono a funzioni diverse, e che un sabato sera con gli amici funzioni meglio Vin Diesel che non il Kalevala. Ma anche se su piani diversi, rifiuterei seccamente l'analogia "capolavori nei rispettivi campi".

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  5. Mentre ti rispondevo hai modificato il tuo post due o tre volte... Ma che, soffri d'insonnia? XD

    P.S. Io non ci riesco a modificare i commenti dopo averli scritti. Come si fa?

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  6. Senti chi parla d'insonnia, ahahah XD
    E' una tecnica segreta, consiste nel copia-incollare il post, correggerlo, ripostarlo e cancellare in fretta la prima versione.
    Non pensavo che rispondessi a quest'ora, ho editato solo poche cose e non in funzione della tua risposta.

    Scusa se ho portato la questione su un riferimento particolaristico che non centra più di tanto con il tema primario e generale, so bene che alla fine serve solo a mettere in evidenza i nostri discordantissimi pareri personali su casi specifici (anche te getti l'esca altrettanto specifica, e allora... XD).

    LOL, Vin Diesel lo associo a film d'azione orrendi, almeno m'avessi detto Die Hard III o Aliens XD

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  7. Comunque un altro motivo per cui sono restio a commentare i miei stessi post è che ho l'impressione che alla taverna ce le suoniamo e ce le cantiamo. XD

    Prima ho notato un commento di "Vicrattlehead" ed ero contentissimo! Poi ho cliccato e ho scoperto che è il buon Lucchi (fan di Gradius?) ^_^

    Die Hard III e Aliens hanno una discreta coerenza interna. Ma ammetto che la qualità di Leon Kennedy è ben sopra Vin Diesel... Diciamo che RE4 è sul genere Dal tramonto all'alba o Planet Terror.

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  8. Se ti può far sentire meglio, mi sa che non sono sensibile nemmeno alle suggestioni dell'argomento principale; a me questo trovata di anteporre una vecchia avventura grafica alle pellicole di Indiana Jones come rappresentazione dell'essenza della saga mi pare una iperbole da retrogaming sentimentale becero.
    Più che un riconoscimento al sottoprodotto culturale, mi sembra quasi un colmo; diciamoci la verità, un singola espressione di Harrison Ford spazza via qualsiasi avventura grafica, uno dei generi videoludici più legnosamente stucchevoli e che più vivono di ricordi d'infanzia sublimati.

    Ora vado a letto perchè non sono più responsabili dei miei neuroni e non connetto più razionalmente; Atlantis nemmeno l'ho mai giocato, sto supponendo un po' come Bello Sguardo di vedetta XD

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  9. La contrapposizione frontale l'ho probabilmente accentuata di più di quanto fosse nelle intenzioni di Evangelisti stesso. E come ho scritto, la si può prendere come una provocazione.

    Dissento però sul resto. Ragionare per generi non è mai un buon inizio per parlare di qualità - non credo che un genere sia "viziato" in origine tanto da prevenire la nascita di un capolavoro. Quanto al fatto che Fate of Atlantis sia il miglior gioco mai fatto su Indy, non v'è dubbio alcuno. Appunto bellissimo al punto tale che, se non fa impallidire le tre avventure di celluloide, ha certo visto riconosciuto il merito di essere sempre considerata la "quarta" anche in casa Lucas. In questo senso Evangelisti sfonda una porta aperta.

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  10. Bah, possiamo anche dire che i giochi dedicati a Indy non sono stati né tantissimi né bellissimi, quindi risultare il migliore potrebbe non voler dire questo granché; ma parlo da non conoscitore.

    L'avventura grafica... in effetti è dura da trattare senza tenere in conto almeno implicitamente il riferimento a precisi paletti di filone (che sono poi quelli da cui gli appassionati tendono tutt'ora a ripudiare i tentativi di allontanamento, spesso a ragione viste le pallide alternative).
    Può anche essere fenomenale come videogioco in senso lato, ma ripeto, prenderne una stagionata come punto di partenza per un riconoscimento del medium, ai giorni nostri mi pare proprio forzatuccio; così come la suggestione proposta mi risulta molto meno illuminata e significativa di come sembri presentarla (insomma, ho almeno capito che non eri sarcastico per niente :p )

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  11. Tanto tempo fa, in un impeto di acculturaggiamento videoludico, preferii portarmi a casa dal negozio di videogiochi il già vetusto Fate Of Atlantis rispetto all'appena uscito Quake 2.
    Non fui felice della scelta.
    Io per le avventure sono proprio negato. Piantato al primo enigma. Non posso quindi confermare nè smentire niente, se non che anche quei 5 minuti scarsi a confronto di "Indiana Jones" per megadrive (recuperato su emulatore per curiosità, durato 30 sec) erano oro colato.

    Per il resto invito a non preoccuparsi troppo dell'OT, questa è una taverna e non un forum, e si sa che maschi+taverna si finisce sempre a parlare di gnocca. Comunque su RE4 starei con xpeter, però i QTE...

    Dov'è che è comparso lucchi?

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  12. "FoA è sceneggiato con la medesima perizia dei film, ma è interattivo. Come tutti i videogiochi offre un coefficiente di interazione e partecipazione maggiore rispetto alla forma cinema"

    In un’avventura l’interattività mette i tempi del racconto nelle mani dell’utente, togliendo una variabile non da poco dalle responsabilità dell’autore. Siccome viene montata da chi lo gioca, siccome questi può decidere di farlo come gli pare, siccome a conti fatti si è stretti collaboratori quanto soprattutto complici del risultato finale, viene a crearsi una condizione che in qualche modo influenza il giudizio finale (e relativi accostamenti con altre opere “chiuse”). Non si può fare un confronto fra un’opera tuttadiLuscas, e un’altra dove il risultato finale è un composto Lucas&qualcunodiNoi.

    Sono due prodotti diversi: a questo punto si può provare a fargli fare una Indymatriciana o un IndyRisottoaiFunghi... chissà magari risulterà quello il miglior prodotto Lucas xD

    P.S.
    - Star Wars è soppravalutato
    - mi sento quasi in colpa per aver dormito stanotte, asd

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  13. Non direi, max. Studiando Saramago e in generale il romanzo postmoderno, la prima lezione è che il lettore è coautore del testo, un testo complesso, di cui ognuno di noi predilige questo o quel riferimento, coglie o meno questo o quel sottotesto. La fruizione del romanzo e quella del fumetto consentono le stesse libertà temporali: puoi andare tutto d'un fiato, leggere una pagina ogni cinque, rileggere un pezzo che non ti era chiaro, leggere un paio di volte un capitolo... Come vedi hai a disposizione diverse tecniche di montaggio.

    Ovviamente la stessa cosa vale per il cinema, la cui fruizione non è mai del tutto passiva anche se nel caso del cinema, in quanto prodotto confezionato sul quale non è possibile agire sui tempi, il controllo autoriale si fa più forte. Ma anche in questo caso, la concezione del regista come "autore" è una fuorvianza. Lucas ci ha messo l'idea e ha diretto un'equipe. Alla regia poi c'era addirittura Spielberg. Come vedi anche nella trilogia cinematografica siamo molto più vicini a "Lucas&qualcun'altro" che non a "Lucas".

    A Koji dico: non ti preoccupare, anche io non riesco a stare per oltre un minuto in pista in Gran Turismo senza fare testacoda.

    A pietro dico: intendiamoci bene, io ho la pretesa di fare cultura del videogioco. Uno dei presupposti da cui muovo è che il videogioco trascende la fruizione momentanea e sedimenta, e se è un classico come tutti i classici (definizione di Calvino) avrà sempre qualcosa da dire. In questo senso no, non c'è proprio niente di forzato o anacronistico nell'apprezzamento di un titolo uscito nel 1993. Non credo che mi farei ridere dietro a un corso di storia dell'arte se apprezzassi un'opera vetusta come la Gioconda.

    Comunque preferivo quando eri incerto se fossi tra il serio e il faceto. Quella zona di sarcasmo borderline alla "ma ci fa o ci è?" è un effetto a cui tengo.

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  14. @gambler
    Ma ti sembra davvero calzante il riferimento alla Gioconda?
    Andiamo, il videogioco è profondamente legato al progresso tecnologico, è un media in continua evoluzione a partire dall'efficacia e dall'interesse degli strumenti che offre a livello di fruizione, prima ancora che dalle idee che può veicolare.
    Checchè ne vogliamo dire, invecchia, e spessissimo invecchia pure male; ed è un invecchiamento ben diverso da quello delle pitture parietali dell'uomo primitivo.

    Non è questione di non poter apprezzare un vg del 1993, è che continuo a trovare fuorvianti certi paralleli con cinema e altre forme espressive (alcuni caratteri peculiari dell'avventura grafica possono indurli in particolar modo).

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  15. Ma sì, mi sembra tutto sommato calzante. Il videogioco è profondamente legato al progresso tecnologico, scrivi. Vero. Ma a ben vedere, tutta la storia dell'uomo e delle sue opere lo è.
    Certo che invecchia, spessissimo male - qui l'analogia col cinema si fa ancora più forte. Non so dirti quanto sia diverso questo tipo di invecchiamento, ma a primo acchito non vedo il parallelo granché fuorviante. Il videogioco ha elementi di eternità in sé: per esserne sicuro rileggi pure la discussione sostituendo alla parola videogioco la parola gioco. Se l'elemento tecnico decade in fretta, l'elemento ludico mantiene inalterate le sue caratteristiche. Nel caso in questione nessuno ha parlato di particolari idee da veicolare, ma proprio della validità di FoA come avventura in senso ludico. D'altronde, FoA veicola il quantitativo di idee che ci si può aspettare da Indiana Jones o dal Corsaro Nero. E' fedele a quel canone di eroe della narrativa popolare, né più né meno.

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  16. Parlo da ignorante per quanto riguarda le avventure grafiche, ma questo gioco è uno dei miei più piacevoli ricordi d'infanzia... ricordo gli sbatti per imparare a leggere la parola "oricalco" XD

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  17. @gambler
    Tecnicamente hai ragione; io lo intendevo più in modo pratico, il motivo per cui la percezione può essere diversa. Un confronto fra sceneggiature scritte per mezzi di trasmissione diversi, può far nascere pareri differenti se ad averci a che fare è un attore che vi ha recitato piuttosto che lo spettatore che vi ha assistito: anche fosse solo per una banale questione di “immersione” e relativa conoscenza di quanto c’è effettivamente scritto in quel racconto. Magari sbaglio, ma così di primo acchito leggendo il pezzo è la prima differenza che ho trovato per certe affermazioni (lode maggiore ad un qualcosa di cui si è fatto parte); motivo per cui ho trovato il paragone non del tutto appropriato.

    Sulla via di mezzo dell’esserci o del farci, io ci campo da una vita: sono con te nel lasciare quando è possibile il dubbio amletico xD

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  18. "Se l'elemento tecnico decade in fretta, l'elemento ludico mantiene inalterate le sue caratteristiche."
    Anche l'elemento ludico può essere soggetto ad invecchiamento (specie nei casi in cui è molto compenetrato con quello tecnico).
    Forse è proprio quello il punto.

    ps.
    Che poi, si potrebbe dire che alcune forme di 2d si conservino meglio di quanto non abbia fatto il successivo 3d.

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  19. Dai, non spacchiamo il capello in quattro. Il mio "eternità" è relativo quanto può esserlo nella bocca di un ateo materialista. Certo che anche l'elemento ludico invecchia, oggi la pallacorda non è esattamente di moda come lo era nel 1789.
    Ma il decorso è infinitamente più lento (gli scacchi vanno ancora), ergo la validità di quanto scritto.

    La "notizia" del post è che a Evangelisti FoA piacque un sacco. Corroboro le sue impressioni con un netto diniego sul fatto che si tratti di effetto nostalgia. Il gioco resta un capolavoro agli apici del genere, inattaccabile se non appunto volendo trovare dei difetti congeniti al genere stesso, argomentazione sostenibile ma di scarso peso ai fini della discussione.

    La compenetrazione tra gioco ed elemento tecnico a cui accenni mi fa pensare che tu pensi più alla "giocabilità" (come si mira in Half-Life) che non alle regole del gioco ("colpisci l'avversario").

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  20. @gambler sì, mi riferivo al testo che hai presentato, tutti i pareri erano riferiti a quello.

    Letto tutto interessato e mi ha incuriosito il modo in cui si allarga la questione, a macchia d’olio, inevitabilmente. Ho l’impressione che il pezzo di Evangelisti vada a toccare un tasto dolente nel mondo dei videogiochi (inconsapevolmente o meno), quel citare il fattore “storia” che oggi più di ieri si considera per attaccare, lodare e affini; nel bene e nel male è sempre presente in un discorso videoludico ed è soprattutto una questione irrisolta (l'interpretazione che ho letto è interessante e condivisibile, ma è appunto un'interpretazione dei fatti).

    Insomma nel piccolo di voler rivalutare un’esperienza, magari mettendo l’accento sul fattore nostalgia, o magari in riferimento alle qualità specifiche di Lucas (xD) si sono nominate delle ambiguità che ad oggi non hanno ancora trovato una risposta chiara, un qualcosa che si può citare sempre per dire “una buona sceneggiatura in un videogioco deve essere così, pochi cazzi…”. Non avendo risolto la questione che c’è alla base di una sceneggiatura videoludica, della sua presunta qualità e importanza nei confronti del gameplay (per dirne una… ma poi ci sarebbe la questione struttura, il soggetto che dovrà interpretarla e su cui dovrebbe essere scritta, il single player e il multy, ecc), si sono sottovalutate le reazioni che stavano a monte della questione.

    Prima ancora di decidere se un testo del passato sia superiore a quello attuale, se quello videoludico possa essere superiore uguale o simile a quello cinematografico, bisognerebbe inquadrarne la struttura, conoscerla, averla già acquisita.

    Il problema è che oggi anche volendo non è ancora possibile farlo, considerando anche che siamo in un continuo divenire, in perenne sperimentazione (sì, dai lo dico ^^” … il videogioco è giovine!!!). Si cita questo e si ottiene “A” si cita quell’altro e si ottiene “Z”. Si prende come esempio una versione cinematografica da adattare e subito si scopre cosa diventa una volta divenuta interattiva, "diversa" nei migliori dei casi. O si pensa di adattare una storia vissuta nei videogiochi al grande schermo e si ottengono risultati come quelle (imho) porcate che erano elencate nel servizio "presto i VG al cinema" di Game Pro di questo mese.

    Ho visto che nel sito videoludica e link esterno a Schermi Interattivi si va giù di brutto su confronti fra cinema e VG; sinceramente non riesco a starli appresso, però alla lunga sono sicuro che qualche risposta sull’eventuale binomio che li lega arriverà pure a me e spero che sia una di quelle "ferme" solo da acquisire.

    A prescindere, anche se si è trattato di karaoke da taverna l’ho trovato interessante... che ce la cantiamo come dicevi xD e aggiungo che siccome siete tutti intonati io mi ci diverto pure a sentirvi ^^.

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  21. VIsto che è stato nominato, aggiungo una piccola nota per specificare che "schermi interattivi" è un altro progetto del Bitta nato proprio con l'obiettivo particolare di analizzare il confronto e l'interazione tra videogiochi e cinema.
    Volevo fare un post con un po' di link ma la pigrizia ha vinto, ancora una volta xD

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